Queste riflessioni-meditazioni di Pietro Ubaldi arricchiranno, per chi non conosce l’autore, il bagaglio delle proprie visualizzazioni interiori. Egli parlava per diretta ispirazione e rimando alla lettura complessiva delle sue opere, in particolare “La grande sintesi” per l’integrazione della problematica spirito-materia, ma anche “L’ascesi mistica”, “Le Noùri” “Cristo e la sua legge”.

 

Il cantico dell’unificazione

“Odo la voce di Dio cantar per l’universo, odo gli esseri rispondere un canto senza fine.

Vedo la luce di Dio diffondersi e dar vita, vedo del suo riflesso gli esseri nutrirsi e progredire in schiere senza fine.

Sento il ritmo dell’ordine divino palpitare nell’infinito, sento le armonie echeggiare di sfera in sfera.

Mi rapisce la musica delle divine cose, il Vero è disceso fin nell’anima mia.

Il centro della mia vita si è ritirato nel profondo, ove Dio tutti ci attende.

Ho superato il confine e sono caduti tutti i diaframmi. Ho toccato l’ultimo termine delle ascensioni umane.

Si è aperto il firmamento e Tu sei apparso, Signore, sublime nei cieli e io mi sono prostrato per adorarti.

Tu mi hai rapito e io vo cantando di cielo in cielo che Ti ho ritrovato.

Ma io ho perduto coscienza di me stesso, tutto Tu sei, io sono in Te e Tu sei in me.

Il mio nulla in Te è divenuto il tutto. Esso si identifica in me, io mi identifico in esso.

Oltre il mutevole ho raggiunto l’immutabile, oltre il relativo l’Assoluto, oltre la diversità ho toccato l’unità.

In me è cessata ogni separazione. Si è compiuto in me il mistero dell’unificazione.

Non mi avvolgo più tra le spire del dolore, poichè il Tuo amore lo ha vinto, il Tuo amore mi ha redento.

La tua volontà, Signore, si è impossessata di me e io non so più distinguermi e resistere.

Il Tuo pensiero è disceso in me ed io non so più pensare che in Te.

Il Tuo amore mi ha vinto ed io non so più amare che Te.

Sono morto e poi risorto. Poichè Tu vivi in me, io rivivo in Te.

La Tua mano, o Signore, ha tutto frugato e rovesciato nel profondo del mio cuore, per tutto ricostruire. Tu ti sei posto nel centro di me stesso, per operarvi da padrone.

La mia gioia è nel mio abbandono in Te, nel non sapere più separare da Te il mio piccolo me stesso.

Sono trasparente alla Tua luce, che tutto mi pervade.

Vivo nel ritmo del Tuo ordine che tutto vibra in me.

Mi nutro del Bello e del Vero di cui Tu splendi, il Tuo amore mi sazia.

Vedo il disegno dell’universo, odo il respiro della creazione, in me sento echeggiare il Tuo pensiero.

Mi hai rivelata la trama divina di amore che regge gli esseri e in essi Ti ritrovo; siamo tutti operai di un grande organismo, assorti nella fatica di ritornare a Te.

Salire, salire, canta l’universo. Il Tuo amore ci stringe tutti fratelli.

Vivo nella Tua Legge, poichè in me è il palpito del Tuo pensiero e del Tuo volere.

Nel profondo della mia anima è la Tua pace.”

***

Inferno

“Dal lontano passato della mia involuzione, per l’oceano sterminato del tempo, un’onda si è staccata, mi è venuta incontro avvolgendomi minacciosa, mi ha aggredito, mi ha sommerso.

Era una forza reale, una spinta da me una volta innestata nel mio destino, emergente dal mio passato, dall’animalità non ancora vinta.

Signore, non ho saputo e voluto vincere le potenze del male.

Il mio cuore che era Tuo, io l’ho gettato nel mare.

Allora l’onda mi ha ingoiato e sono sprofondato nell’abisso.

La fiaccola del mio amore si è spenta. Le acque cupe mi hanno circondato, i flutti si sono ammassati sopra il mio capo, la desolazione mi ha agghiacciato fino nel centro dell’anima.

Il gorgo immenso mi ha preso, mi ha avvolto, e io mi sono inabissato fino alle radici dei monti.

Le alghe si sono attorcigliate attorno al mio capo, hanno chiuso la mia bocca, chiuso il mio respiro e il mare sopra di me si è richiuso per sempre.

Dal profondo dell’abisso la mia voce non può più salire fino al mio Signore. Sono impietrito dallo sgomento. La mia disperazione è senza speranza. L’anima mia si spegne.

Che terrore non poter più dire: “Signore, Signore…”.

Ma l’ho meritato. Egli deve punirmi. Sento solo la giustizia, non più l’amore.

Muoio per la mancanza della Sua vista.

Tra me e Dio vi è un abisso che non so più superare.

Non so più pregare, non oso più invocarlo; son qui solo nel profondo del mio inferno.

Dov’è il mio Signore? Lo cerco, ma sono cieco e più non so vederlo. Sono sordo e più non so udirlo. Sono muto, si è spezzata la lira del mio canto. Sono morto eppur son vivo e vorrei poter morire.

Ho conosciuto Dio e l’ho perduto. La mia anima è uno schianto di disperazione.

Inferno, inferno, annientami nelle tue spire, distruggi l’anima mia purchè abbia fine la mia disperazione.”

 

A breve la pubblicazione, dalla stessa opera, di altre meditazioni.

Un saluto a tutti,

Domenico

2019-01-12T12:55:36+00:00Tags: |